Roberto Melacarne


Come per molti, il mio approccio alla spiritualità è dovuto alla esigenza di comprendere meglio gli eventi della vita, il poter gestire la vita piuttosto che subirla, credo sia una motivazione più che valida per cercare di sollevare il “velo”.

Tanti percorsi vanno nell’interpretazione delle simbologie esterne. Per me, da subito ho sentito più “mia” la via interiore. L’analisi dell’ ”Uomo conosci te stesso!” nella mia visione, deve partire soprattutto da dentro. Per cui il mio interesse si è subito rivolto alle pratiche meditative.

Alcune esperienze vissute in questi ultimi anni, in cui ho avuto modo di riscoprire molte conoscenze antiche, mi hanno permesso, gradualmente, di prendere coscienza che il corpo materiale per il quale dedichiamo gran parte del tempo della nostra vita … è solo la punta di un iceberg, di ciò che siamo veramente.

Mentre ben più grande è ciò che NON conosciamo di noi. La parte non visibile.

Attraverso alcune discipline, tra cui la meditazione, mi hanno fatto scoprire che molte conoscenze teoriche e quindi tratte da testi scritti, possono essere sperimentate anche nella pratica.

Tra le esperienze di meditazione, ho avuto modo di “assaggiare”, la Vipassana, secondo le lezioni di Goenka, che porta la tecnica di Siddhartha Gautama, detto il Buddha. Per alcuni anni ho praticato una forma di meditazione che viene chiamata “Meditazione Universale” che mi ha lasciato utili insegnamenti ed interessanti esperienze. Sono in contatto con alcune scuole di meditazione, che portano tecniche meditative diverse ed i relativi insegnamenti teorici da cui nascono, (come il “Raja Yoga”, oppure “La Trasmissione di Luce”, che approfondirò prossimamente in questo Sito con alcuni articoli), che spesso rivelano utili consigli riguardo l’atteggiamento interiore da coltivare, per affrontare i vari problemi quotidiani.

Quando si comincia a intraprendere dei percorsi di ricerca personale, si scopre che “per ognuno di noi” esiste un programma, il cui scopo è quello di farci crescere in consapevolezza, e tutto ciò che viviamo (di piacevole o meno) va in questa direzione. Poi però esiste anche il libero arbitrio, quindi dipende da noi se cogliere alcuni segni che la vita ci offre quotidianamente, quindi farne tesoro oppure rimandare quello che molti chiamano “fare un lavoro su di se”.

Se si accetta di cominciare a fare “questo lavoro su di se” , cominciare a vedere le cose in modo diverso, significa anche che “nulla capita per caso” e quindi molto dipende dal nostro atteggiamento verso ciò che ci capita nella vita di tutti i giorni . La seguente frase, che da anni mi affascina ed esprime molto quello che voglio dire, ci invita anche a fare una scelta: “Ci sono due modi di vivere la vita. Uno come se niente fosse un miracolo. L’altro come se tutto fosse un miracolo” (frase attribuita ad Albert Einstein).

Un caro abbraccio.

Roberto.

roberto.mattia.m@alice.it