IL SENSO DEL RITMO


IL SENSO DEL RITMO

E quella sera Siddhartha, il giovane figlio di Bramino, insieme a colui che era sempre stato la sua ombra, il fedele Govinda, e a migliaia di persone, vide il Buddha mentre spiegava la sua Dottrina, le 4 Nobili Verità, l’Ottuplice Sentiero.

Ma lui non ascoltava l’Illuminato. Lui lo GUARDAVA.

E in quel GUARDARE coglieva ogni cosa che stava avvenendo su altri Piani, percepiva i sottili lampi di luce, e la scia che il movimento quieto della mano lasciava impresso nell’aria.

E poi, nella notte insonne che seguì, camminando pensieroso per il boschetto dove lui e Govinda si erano accampati in attesa di dirsi addio il giorno successivo, ebbe la ventura di incontrare proprio l’Illuminato

Ma non era un caso, nulla accade a caso. L’Anima di Siddhartha aveva un appuntamento con la Grande Anima del Realizzato. E a quella Grande Anima, Siddhartha aprì il proprio cuore.

 E gli disse che il mattino dopo, mentre il suo fedele amico Govinda, che era sempre stato la sua ombra, l’avrebbe lasciato per entrare nelle file dei discepoli del Buddha, lui sarebbe ripartito. Siddhartha avrebbe ripreso il suo cammino.

Il Realizzato, in quella sua Calma inamovibile, quietamente disse:”Come ti piace”, e gli chiese se c’era qualcosa che non andava nella sua Dottrina.

E Siddhartha gli rispose che la sua Dottrina era perfetta, una buona base su cui impostare un Cammino, ma non poteva essere l’Essenza Stessa di un Cammino, e non spiegava come mai quell’uomo fosse diventato il Buddha.

Siddhartha percepiva che egli era il Bodhisattva non per quello che diceva, ma per l’aura di pace che emanava, per il suo gesto pacato che lasciava una scia di luce, per il suo RITMO che si imponeva in ogni cosa intorno a lui, diffondendo ad ogni parola, ad ogni gesto Quiete e Pace

Il Buddha lo ascoltava quieto e capiva, comprendeva molto bene quello che quel giovane figlio di Bramino stava dicendo. Rivedeva se stesso in quell’entusiasmo disperato, in quell’anelito che ogni gesto, ogni parola di quel ragazzo comunicava con Fuoco ed Acqua.

Comprendeva, ma lui era arrivato a portare una via per molti. Poi c’era una Via per pochi, che però è personale e comincia a snodarsi davanti ad ogni Anima solo quando quell’Anima è pronta a reggere un percorso solitario.

Ma non poteva non riconoscere il se stesso di tanto tempo prima in quel giovane colmo di Acqua e di Fuoco per cui lo salutò così:

“Sei molto intelligente figlio di Bramino. Parli con grande Intelligenza figlio di Bramino. Possa la Via che cerchi aprirsi davanti a te.”

E lasciando il Buddha, Siddhartha si disse che non avrebbe mai più cercato un altro maestro. Da quel momento sarebbe andato a scuola da ... Siddhartha stesso. Perché se c’era qualcuno di cui sapeva così poco era proprio Siddhartha. (“Uomo conosci te stesso”)

E così Siddhartha rientrò nel mondo e conobbe Kamala la bellissima concubina che lo iniziò ai piaceri più profondi e segreti del sesso.

E conobbe Kamasuami, il ricco mercante che lo istruì sui misteri dell’arte del commercio. E divenne lui stesso ricco.

(Singolare che entrambi quei nomi inizino per “Kama” se non si sa che in quella lingua “Kama” significa “desiderio”)

E per molti anni visse il mondo nei suoi aspetti più terreni e materiali, finché non ebbe a nausea quel tipo di vita

Solo allora, solo quando ebbe colmato i vuoti, le mancanze ancora presenti in lui, riprese il Cammino e Realizzò il Sé Stesso.


 

IL SENSO DEL RITMO

Questa ovviamente non è una canalizzazione. È un raccontare con parole mie (perché i copia e incolla non trasmettono nulla di Noi) un episodio di quel libro straordinario di Herman Hesse che ha avuto ed ha ancora una grande influenza sul mio Cammino.

Ci sarebbe tantissimo da dire e da attingere da questo libro che, ad oggi, è ancora un mistero dell’editoria.

“Siddhartha” venne pubblicato nel 1947 e per 25 anni vendette poche copie. 

Poi si comprese che era stato pubblicato troppo in anticipo. I tempi non erano ancora pronti.

 Dagli anni 70 in poi questo libro esplose letteralmente (erano gli anni in cui i giovani andavano in oriente, affascinati dalle storie che si raccontano sui Grandi Maestri).

E oggi questo libro vende milioni di copie in tutto il mondo e il trend è in crescita.

Eh si … è proprio un mistero dal punto di vista editoriale.

E ogni volta che leggi questo libro, emergono cose nuove, perché la nostra coscienza, fatta a strati, non era pronta per coglierle in precedenza.

In Oriente si parla dei tre Guna, le tre qualità della materia. 

Il termine Guna in sanscrito significa “corda”, o per esteso “ciò che lega”, a indicare come queste tre qualità possano influenzare le nostre azioni, i pensieri e gli stili di vita, ed anche la nostra evoluzione spirituale.

E quanto ci riguarda tutto questo, perché anche ora, in questo preciso istante, ognuno di noi sta vivendo secondo l’influenza di una queste tre Guna (TAMAS – RAJAS – SATTVA.)

Tamas indica e crea rigidità, lentezza, freddezza, pigrizia, oscurità e inerzia. Quando domina Tamas si tende a essere pessimisti, inerti, letargici.

Sono quelle vite o quei periodi in cui c’è una grande difficoltà ad operare un cambiamento. Quando affermiamo con grande rigidità mentale:”La verità è questa e non si cambia”, oppure “Si è sempre fatto così, perché vuoi cambiare le cose?”

Ovviamente la nostra Anima, l’Universo intero creeranno tantissimi problemi ad una personalità così strutturata che impedisce l’Evoluzione. Gesù stesso affermava che:”Tutto ciò che è rigido verrà distrutto in terra come nei Cieli”

E quindi, dopo anche grandi sofferenze, si comprende che l’immobilità non paga e si entra in Rajas, il movimento, l’energia che può produrre il cambiamento. Certo, è un movimento ancora scoordinato.

Quando Rajas predomina si verificano turbolenze, frammentazioni, sino a giungere alla disgregazione. È la forza che provoca il conflitto. La predominanza di Rajas porta a essere frenetici, ma comunque, finalmente, siamo in movimento. Abbiamo compreso sulla nostra pelle che rimanere immobili è molto doloroso.

Il punto di arrivo è Sattva che indica l’armonia, la conoscenza, la bellezza e la calma. Sattva dona equilibrio, stabilità.

Grazie a Sattva sviluppiamo le nostre virtù. Possiamo sperimentare la felicità non effimera, ci aiuta nel processo di Risveglio.

Sattva si sviluppa quando la mente è in equilibrio. Si tratta dello stato mentale più elevato e puro.

Ma soprattutto in Sattva si esprime il RITMO.

Quella condizione straordinaria in cui l’esterno non ha più potere su di noi. Siamo anzi noi a influire e a modificare l’esterno.

Un esempio: Gesù, il Buddha, un Avatar che entra in un luogo dove regnano odio e discordia, e con la loro Presenza, senza neanche parlare impongono il loro RITMO, portando Calma e Pace in chiunque intorno a loro.

Entrare in Sattva, esprimere il Ritmo è collegato a quanto siamo nel nostro Progetto, alle Qualità Uniche e Speciali della nostra Energia.

Ecco perché il “Uomo Conosci Te Stesso”, ecco perché ad un certo punto del Cammino diventa fondamentale sapere Cosa siamo venuti a Realizzare.

E più siamo aderenti al nostro Progetto, più entriamo nel Ritmo, più ci sottraiamo al potere del mondo, più la nostra vita si colora di armonia, abbondanza, salute e Realizzazione.

E quindi chi è sul Cammino deve nell’Accorgersi chiedersi momento per momento dov’è. Se rimane immobile, se il suo movimento, pur essendo un movimento è frenetico, scoordinato.

 O se siamo nel RITMO.

Mi interrogo spesso su questo, anche se più che un interrogarsi è un Ascolto. 

Sia nelle classiche attività del quotidiano, o durante un seminario, quando faccio un’impercettibile pausa ed entro nell’Ascolto per comprendere se sono ciò che devo essere, o durante un incontro individuale.

Anche ora, in questo preciso istante un parte di me è in ascolto e mi spinge ad interrogarmi:”Dove sono ora, mentre sto fissando sul foglio ciò che arriva dalla coscienza?”


La realtà e ciò che produrrà questo scritto daranno la risposta.